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Friuli-Venezia Giulia.

Regione (7.845 kmq; 1.186.240 ab.) amministrativa dell'Italia settentrionale, costituita nel 1947. Dal 1963 è regione autonoma a statuto speciale. Comprende le province di Udine (che ne è il capoluogo), Gorizia, Trieste e Pordenone. La regione è prevalentemente montuosa, ma comprende anche alcune zone pianeggianti. La parte montuosa è costituita dalle Alpi Carniche, che culminano nel monte Coglians (2.781 m), e dalle Alpi Giulie in cui si eleva il monte Tricorno (2.683 m). A Sud di questa fascia montuosa si stende la pianura alluvionale, formata dai detriti dei fiumi Livenza, Tagliamento, Isonzo, e minori, che, non regolati né depurati da laghi, vi hanno deposto uno sfasciume di materiale vario; sicché il suolo è arido e sterile, dove non sia intervenuta l'opera dell'uomo. La pianura termina sull'Adriatico con una larga cimosa, bassa e importuosa, nella quale si aprono le vaste lagune di Caorle, di Marano e di Grado. La montagna è piuttosto povera di boschi nella parte occidentale. I ricchi pascoli, invece, favoriscono l'allevamento dei bovini e l'industria dei latticini. Si allevano anche in gran numero suini che alimentano l'industria dei salumi (prosciutti di San Daniele). Nella pianura, specialmente sulle terre bonificate, si coltivano intensamente frumento e granoturco. Importanti gli stabilimenti tessili dell'Udinese, le fabbriche di coltellerie di Maniago i cantieri navali di Monfalcone, le fabbriche di prodotti chimici di Monfalcone, di Pordenone, ecc. Nuovo impulso alle industrie è venuto dagli impianti idroelettrici, numerosi specialmente nella provincia di Udine. Buona la rete di strade e di ferrovie (Passi di Tarvisio e di Piedicolle). ● St. - Durante la prima guerra mondiale la regione fu il principale teatro di guerra. Dopo lo sfondamento di Caporetto (1917) fu occupata per diversi mesi dall'esercito austro-ungarico. Liberata nel 1918, assunse il nome di Venezia Giulia. Difficoltà economiche colpirono la città di Trieste, ormai privata del retroterra continentale centro-europeo e non più porto dell'impero; a queste si aggiungevano le divergenze con la Jugoslavia per la questione di Fiume e delle minoranze slave. Durante il secondo conflitto mondiale, dopo una breve espansione del territorio nazionale, nel settembre 1943 la regione fu occupata dai nazisti. Nel maggio 1945 i tedeschi furono cacciati dai partigiani jugoslavi, i quali per cinquanta giorni sottoposero la città a una durissima occupazione. Le successive pressioni di Londra e di Washington costrinsero gli jugoslavi a ritirarsi e a lasciare la città nelle mani degli Alleati. L'accordo del giugno 1945 stabilì che l'Italia avrebbe ceduto alla Jugoslavia tutta l'Istria e gran parte della Venezia Giulia, tranne le maggiori città costiere, sottoposte all'amministrazione militare alleata. Il trattato di pace del 1947 stabilì il confine a Tarvisio, Monfalcone e Gorizia mentre Trieste fu compresa in un territorio "libero", che non fu mai realizzato. Un ulteriore accordo del 1954 riconosceva una zona costiera (detta A) amministrata dall'Italia, e una zona dell'entroterra (detta B), governata dalla Jugoslavia. Tale accordo fu confermato dal trattato italo-jugoslavo di Osimo (1975), che riconosceva come definitiva tale partizione. Integratasi nel frattempo nell'economia italiana della ricostruzione, la regione fu duramente colpita da un violento terremoto (10° della scala Mercalli) il 6 maggio 1976. I danni furono ingentissimi e si ebbero quasi mille vittime. La zona più colpita fu quella a Est del Tagliamento, da Tolmezzo a S. Daniele. Furono quasi interamente distrutti i centri di Attimis, Lusevera, Tarcento, Buia, Maiano, Gemona, Venzone, Bordano, Teonis, Forgaria, Osoppo e Trasaghis. La dura ricostruzione impegnò gli abitanti della regione sin quasi alla fine degli anni Ottanta.
Cartina del Friuli Venezia Giulia

Udine: scorcio del centro

Trieste: piazza dell'Unità d'Italia